Servizio, dritto e punto. Grande prova di Torino nell’organizzare le ATP. Ma, occorre dirlo, è poi così difficile allestire bene un’area per giocare a tennis, gestire un elevato numero di spettatori E saper coinvolgere una discreta parte della città? Se a farlo è la stessa Torino che nel 2006 ha organizzato le Olimpiadi invernali la risposta più logica è no: non è difficile. Anzi, è enormemente più facile.
ATP come arma di distrazione di massa quindi, per non pensare alle altre cose. Diamo quindi per buon un bel risultato e fingiamo di considerare quest’evento come una cosa assolutamente centrale per il futuro di Torino. Il problema dopo questi primi 5 anni di finals è il futuro. A distanza di qualche giorno dall’ultima pallina giocata la soluzione sembra questa: ATP fino al 2027 a Torino, poi Milano. Una staffetta che scontenta sia Cirio sia Lo Russo, che puntano ad averle altri 5 anni per poi portare a Torino un torneo delle ATP 500 o 1000 (cifra che indica il numero di punti in palio). Non solo: l’idea, giusta, è di fare di Torino, in particolare l’area di Santa Rita dove si sono svolte, la Coverciano del tennis azzurro. Ovvero non un centro federale per il tennis, ma “il” centro del tennis italiano. I vari tasselli che devono andare a posto sono:
1) aumento dei posti nell’Inalpi Arena
2) Allestimento di un “court village” fisso (utile sia per le ATP sia per l’eventuale torneo)
3) Ruolo del Circolo della Stampa Sporting (sede dei campi di allenamento).
In tutto questo programma i soldi “sembrano” non mancare, tenuto conto che sia la Regione sia il Comune sono disposti a elargire denari. Quello che manca è però è la “lista della spesa”, cosa che qualsiasi casalinga di Voghera è in grado di fare. Nonostante le centinaia di articoli non è infatti dato sapere chi pago cosa. Esempio: chi ha pagato l’allestimento del campo dell’Inalpi Arena? Chi il fan village (4 milioni di euro ogni anno, il che vuol dire 20 milioni di euro spesi)? Chi l’affitto dei campi di allenamento dello Sporting? La Federazione Italiana Tennis quanti ne ha messi? Sembrano domande scomode, invece dovrebbero essere la normalità in quella che è la città più indebitata d’Italia.
Per lo Sporting (che invece dovrebbe essere chiamato Circolo della Stampa Sporting, ovvero la “casa” sportiva dei giornalisti) la situazione sembra essere quella di un grande investitore, anche se un po’ sprovveduto: per ristrutturare gli edifici e fare i campi di allenamento la società si è indebitata fino a dover vendere gran parte di Palazzo Ceriana Mayneri, che ospita anche l’Ordine dei Giornalisti e l’Associazione Stampa Subalpina. Queste due ultime realtà dovranno presto cercare nuova casa, perché sono in affitto dalla società immobiliare dello Sporting. Lo storico palazzo, all’angolo tra i corsi Stati Uniti e Galfer, è stato acquistato da una società immobiliare facente capo all’industriale che è presidente della Camera di Commercio, Gallina. Altro tassello: il Circolo della Stampa Sporting (in corso Giovanni Agnelli) non è proprietario dei terreni sui quali ci sono le strutture. Queste sono in capo al Comune e proprio l’anno prossimo scade la concessione. Con quale criterio sarà rinnovata? Se – per dire – l’ATP versa attualmente un affitto per i campi ad un ente privato (lo Sporting) non sarebbe giusto per il futuro che il Comune limitasse la concessione dei terreni, in modo da incassare quanto dovuto e recuperare un po’ di spese sostenute per preparare quella parte di città alla ATP Finals?
La situazione è paradossale perché il presidente dell’ODG, quello dell’Associazione Stampa Subalpina e il presidente del circolo della stampa Sporting sono andati a chiedere a Lo Russo una sede proprio in vista del futuro e probabile sfratto. C’è da dire che sembra strano che l’ODG in tanti anni non abbia provveduto a comprare una sede (l’ordine degli architetti ne ha una, in più stanno ristrutturando un palazzo per la futura nuova sede vicino al Polo del 900). Spiazzati quindi dalle novità derivanti dallo sfratto ricevuto dalla società immobiliare del Circolo della Stampa (con la quale secondo il buon senso dovrebbe formare squadra) ora si ritrovano ad essere senza sede, perché il presidente del Circolo della Stampa Sporting ha voluto spendere molto per ristrutturare sede e campi di Corso Agnelli. Malagestione o era tutto pianificato (ovvero vendere poi palazzo Cariana Mayneri)? C’è da dire che ad essere ammessi come soci allo Sporting sono non solo i giornalisti ma anche i privati (con quote non proprio popolari).
Tornando al discorso generale: cosa offre in più Milano per le ATP?
1) Un’arena con il 30% in più dei posti
2) Un bacino di spettatori più grandi (teniamo conto dell’Emilia Romagna).
3) L’abbinamento con la città più internazionale d’Italia.
Ma tutte queste considerazioni sono sterili se non si conoscono le cifre in ballo (e si torna alle domande di prima). E’ questa mancanza di trasparenza che rende il futuro dell’ATP non incerto ma nebbioso riguardo gli investimenti. Il tutto mentre, ricordiamolo, Torino avrebbe bisogno di un centro fieristico di proprietà. Il che vuol dire risorse, che ora come ora sembrerebbero distratti dalle ATP. Occorre quindi pianificazione per la città, non solo per le ATP. La coperta è corta e il ritorno degli investimenti è fondamentale. Ne teniamo conto, perfavore?