La Settimana dell’Arte si è appena conclusa, ed è ora di tirare le somme su un evento che, ogni anno, richiama decine di migliaia di persone tra appassionati, professionisti, collezionisti e galleristi. Spesso, si tende a confondere la Art Week torinese con Artissima; in realtà, quest’ultima è solo una delle fiere e iniziative che animano Torino durante questa breve settimana, che quest’anno si è svolta dal 30 ottobre al 3 novembre.
Va detto che, sebbene non esista un ente organizzativo centrale, gli eventi e le fiere della settimana si sono ben differenziati, senza sovrapposizioni. Paratissima, ad esempio, mette in luce le gallerie emergenti della scena nazionale; Flashback è più focalizzata sull’arte contemporanea “storicizzata”; mentre Artissima, regina indiscussa delle fiere, riunisce gallerie nazionali e internazionali di spicco, con opere di alto profilo (anche per il portafoglio).
I dati ufficiali sulle presenze non sono ancora stati resi noti, ma il direttore di Artissima, Luigi Fassi, ha anticipato un lieve aumento degli ingressi, con circa 200 visitatori in più rispetto allo scorso anno. Tuttavia, siamo ben lontani dalle affluenze pre-Covid, che superavano i 50.000 visitatori (contro i 34.200 di quest’anno). Va detto, però, che il paragone tra questi due periodi storici ha poco senso: prima, Artissima attirava anche un pubblico generalista; oggi sembra richiamare soprattutto addetti ai lavori, un trend che non sembra affatto dispiacere agli espositori.
Ciò che emerge, però, è la mancanza di coinvolgimento della città. Non è più tempo di fiere fine a sé stesse: se Torino vuole massimizzare l’impatto territoriale di eventi come questi, deve riuscire a coinvolgere spazi e attività in modo più diffuso. Come sostiene il mio amico e collega Filippo Zanoni, Torino soffre di “eventite” – una sorta di dipendenza da eventi per mantenere viva l’attrattività della città. Ma ciò è causato proprio dal fatto che molti eventi non riescono a integrarsi davvero con il tessuto cittadino, né a far conoscere ai visitatori le bellezze della città.
Pensiamo, per esempio, a Milano e al Salone del Mobile, un evento che per dimensione e caratura culturale può essere paragonato ad Artissima. Il Salone non è solo un marchio internazionale: è un’occasione che coinvolge tutta la città. Ogni abitante di Milano sa che in quel periodo si svolge uno degli eventi di design più importanti al mondo. Eppure, sono convinto che a Torino, metà della popolazione non si sia nemmeno accorta della Settimana dell’Arte.
Faccio quindi un appello ai miei concittadini: usciamo dal provincialismo sabaudo e iniziamo a dialogare tra di noi e con il contesto culturale che ci circonda. Solo così potremo risollevarci da una depressione economica e culturale che, purtroppo, avanza inesorabilmente.