nb: articolo di fantasia, basato sulla possibilità che De Meo diventi CEO di Stellantis. Attualmente ci sono anche voci di una fusione tra Renault e Stellantis, che porterebbe De Meo in “dote” al gruppo attualmente presieduto da Carlos Tavares. Anche le dichiarazioni “virgolettate” di De Meo sono immaginate dall’autore dell’articolo
Il progetto di una citycar lowcost ma con tecnologia ibrida, condivisa con i tutti i marchi generalisti di Stellantis, il rilancio di Alfa Romeo e Maserati con motorizzazioni ibride, la rivitalizzazione di Abarth e il rilancio del marchio Fiat come brand che produce vetture accessibili alla classe media.
Il mantra per Luca De Meo è leggerezza (d’animo e di peso delle scocche) ma anche una completa rivisitazione dell’ingegneria che riguarda l’auto: ad essere d’esempio è Tesla con la sua semplificazione dei processi produttivi, l’aggiornamento costante del software delle vetture, la nuova architettura dell’impianto elettrico e la guida autonoma.
Nei primi giorni al ponte di comando di Stellantis De Meo ribalta la strategia del suo predecessore Tavares, basando la sua offensiva sul prodotto e sulla nuova strategia per i marchi del colosso dell’automobile. Lo fa con un occhio di riguardo per l’Europa, il cui cuore decisionale (complice una grande dormita dei costruttori) ha scelto una transizione ecologica violenta, che puntava all’eliminazione dei motori a scoppio prodotti dal 2035: da quella data dovevano essere vendute solo vetture elettriche.
Ora si torna ai vecchi e sani principi: il consumatore è il re e decide cosa comprare: benzina, bifuel benzina gpl, (“trifuel” ibride energia elettrica, benzina e gpl). L’obiettivo base è quello di rendere efficiente il sistema, portando il cliente a scegliere vetture quasi esclusivamente elettrificate, educandolo ad una transizione che deve partire dal basso per puntare verso risultati sempre più evoluti in termini di sostenibilità ambientale.
In tutto questo cala la scure su 5 dei 14 marchi: Opel sarà venduta o messa in soffita come Vauxahall, idem per gli americani RAM (specifico per il mercato americano), e Dodge. Cala il sipario anche su Lancia e DS, troppo di nicchia (gravi gli errori strategici commessi in passato) e troppo difficili e onerosi da rimettere in piedi sul mercato globale. Rivivranno con modalità che andremo a descrivere alla fine dell’articolo.
Rimangono invece Jeep e Chrysler. La prima, gallina dalle uova d’oro all’epoca di Marchionne, conoscerà un profondo rinnovamento e punterà sui veicoli multi-missione per chi cerca veicoli dediti ad una vita “trasversale”. Il secondo seguirà la moderna tendenza del mercato americano a cercare veicoli di dimensioni più contenute. Alfa Romeo e Maserati, già citate, avranno powertrain ispirati alle moderne Ferrari ibride: propulsori termici ibridi (plug-in e non), con versioni integrali con motore elettrico che opera su un asse della vettura. Per questi modelli sono previsti innovativi telai in resine termoplastiche e carbonio, con alcune componenti in alluminio. De Meo ha capito insomma che i marchi storici mal si adeguano all’elettrificazione totale (o la tollerano poco), anche perché questo compromette totalmente la specificità della missione dei veicoli elettrici: non c’è niente di peggio che creare un veicolo elettrico sulla base di uno termico. Queste due razze di veicoli non si devono assolutamente mischiare, in quando il powertrain elettrico permette di avere più spazio a disposizione per i passeggeri e i bagagli, senza contare la maggior libertà che il design può avere.
A questo si somma il decisionismo dei consumatori nel scegliere marchi appena affacciatesi nel mercato dell’auto (europeo o mondiale): era successo con Tesla, ora accade con BYD, Link & Co e Xpeng. L’automobilista europeo in sintesi si è rivelato più innovativo di quanto sospettassero gli uffici marketing della grandi case automobilistiche, superando il clima di sospetto verso i prodotti cinesi. Era già accaduto con i cellulari: il salto è sicuramente grosso, ma ormai le vetture sono scelte più per la tecnologia che per i valori tradizionali. I cittadini-consumatori si sono evoluti più dei prodotti dell’industria europea, che ha dormito un bel po’. Un clamoroso sgancio di mentalità difficilmente prevedibile, ma possibile.
Per questo la totale responsabilità dell’espansione delle vetture elettriche in Stellantis sarà di un nuovo marchio: Light. Dice De Meo: “Light vuol dire sia luce sia leggerezza, ed è a queste due cose che puntiamo per creare questo nuovo marchio, che sarà il vero concorrente di colossi come la cinese BYD o del benchmark attuale Tesla. Sarà una divisione totalmente staccata dal resto degli altri marchi, con nuovi ingegneri, nuovi designer, nuovi specialisti dei software. L’architrave di questo sistema sarà a Torino, dove saranno sperimentate nuove batterie e un sistema di guida autonoma basato sulla AI e sull’apprendimento continuo del sistema. Per distinguere le versione più speciali di queste vetture ci saranno gli allestimenti Lancia e DS, con una cura degli interni estremamente elevate e con grandi possibilità di personalizzazione”.
NB: nel caso in cui in Stellantis dovesse convergere Renault si assisterebbe ad una totale condivisione delle piattaforme, concepite in modo separato per vetture elettriche e termiche/ibride. La strategia sarà quella di affidare ad ogni marchio una missione ben specifica, evitando sovrapposizioni di prodotto e cercando di raccogliere quella parte di clientela che non vuole “fredde” vetture prive personalità (ma efficaci dal punto di vista tecnologico).
eh… se non fosse un articolo di fantasia, Torino saraebbe la città dell’auto, Mirafiori piena di persone al lavoro, l’indotto Fiat brulicherebbe di nuove produzioni e ci lamenteremo perchè le industrie inquinano la città… invece è tutto fermo e ci vantiamo di progettare il futuro, demandando all’estero la produzione…
Già. tieni conto che si sono perse ottime occasioni con Tesla (non abbiamo neppure provato ad avere la gigafactory qui a Torino, poi fatta a Berlino). Sarebbe stato cmq un ottimo allenamento fare un bel dossier per partecipare a questa “gara”.